C'è un errore di fondo, che ci rende tutti creduloni. Faccio degli esempi: un allenatore sostiene di essere particolarmente bravo perché ha allenato alcuni soggetti che hanno ottenuto risultati eccezionali; ma non sappiamo quanti ne abbia allenati che invece non hanno ottenuto nessun miglioramento significativo. Andiamo da un osteopata per un dolore alla schiena, e il giorno dopo stiamo meglio; il professionista si vanta di aver risolto il problema. Ma tutti quelli che sono andati da lui e non hanno avuto giovamento alcuno? Il famoso nutrizionista della dieta a zona, nell'introduzione ad un suo libro, portava come prova a conferma della validità del suo metodo il fatto che un gruppo di nuotatori, che praticavano quel tipo di regime alimentare, aveva poi dichiarato di essersi trovato benissimo con quella dieta. Ma non ci dice se ce n'erano altri, che facevano la dieta a zona, ed erano affogati nella piscina.
Il problema nasce dal fatto che siamo tutti molto attratti delle "prove a conferma" di un certo metodo o di una certa teoria; cercando bene è quasi impossibile non trovarle. Se mi ci metto, posso facilmente trovare molti casi che confermano in maniera sorprendente l'efficacia dell'omeopatia, della psicanalisi e perfino del pellegrinaggio a Lourdes.
La natura umana tende a sopravvalutare le prove positive e sottovalutare (o non considerare proprio) quelle negative. Quante volte ci è bastata una sola, stupida prova a conferma per farci credere che qualcosa funzionava? "Ho preso gli aminoacidi e ho liberato un 8a" ; "Sono stato dal medico cinese e mi è passato il mal di testa"; "Ho fatto le sospensioni con i pesi e subito mi è salita la forza".
Ignoriamo le prove negative perché sono meno eclatanti, non sono spesso visibili, nessuno le racconta, non si ricordano, non fanno quasi mai notizia. Se si avvera un sogno lo racconto a tutti, perché il fatto mi colpisce, ma non vi annoio tutte le volte (praticamente tutte le notti) che faccio un sogno e non si avvera.
Per questo, la maggior parte di noi è credulona e si fa abbindolare. Per questo le professioni in cui gli "esperti" devono agire sul futuro a partire dal passato, possono far guadagnare un sacco di soldi anche a chi è un imbroglione. Questi esperti sono avvantaggiati dalla naturale tendenza delle prove negative a scomparire e dalla forte tendenza alla pubblicità di "contagio" che hanno le prove positive.
Sarebbe molto più sensato, invece, cercare i casi in cui una cosa non funziona ma non lo facciamo quasi mai.
Il filosofo libanese Taleb Nassim le chiama "prove silenziose". Silenziose perché non urlano ai creduloni "vedi, allora funziona!" ma vengono buttate sotto al tappeto. Chi si occupa di sicurezza, come per esempio un hacker, o, nel mio caso, una guida alpina, procede invece secondo una logica Popperiana di falsificazione (e vi assicuro che la maggior parte delle guide alpine e degli hacker ignorano la teoria di Karl Raimund Popper) cioè, in soldoni: meglio cercare quello che può confutare piuttosto che quello che può confermare. Perché una sola prova a disconferma può far crollare mille prove a conferma. Se utilizzo cento volte una procedura di sicurezza sbagliata e per cento volte mi dice bene, non posso dire con certezza che sia corretta. Magari la centounesima mi fa cadere. E quell'unica informazione è più importante delle cento "conferme" precedenti. Insomma, invece di cercare quello che potrebbe non funzionare, quello che non so, mi adagio su quello che so. Siamo tutti abbindolati da quelle poche "prove a conferma", per il semplice fatto che ci piacciono di più, si ricordano di più, e che è quasi impossibile non trovarle. Ci danno fiducia, ci illudono che Lourdes possa funzionare. Ci danno ragione, ci servono per farci sembrare degli esperti.
Torniamo all'allenatore più bravo del mondo. Ci appare ovvio che nel suo caso non bastano due prove a disconferma per concludere che è un incompetente. Ma perché, invece, ci bastano due prove eclatanti per decretare che è un Guru?
In più bisogna considerare che il tasso di miglioramento di quelli non bravi, di quelli non portati geneticamente, è molto più rilevante, per misurare l'efficacia di un allenatore, del successo di atleti particolarmente predisposti. Per allenare un mutante basta osservare questa semplice regola: farlo scalare e cercare di evitargli quello che potrebbe creare traumi. La qualità dell'allenamento incide poco su chi è super predisposto geneticamente, è dimostrato. Mentre incide un po' per le persone normali e incide molto su quelli per nulla portati.
"I fattori genetici sono probabilmente molto più importanti dell'allenamento nello spiegare le differenze nella performance tra atleti. È infatti evidente che non tutti gli individui che si allenano nello stesso modo e con la stessa intensità raggiungeranno un pari livello di performance e uguali risultati. Ciò perché essi ereditano le loro capacità di risposta all'allenamento e l'eredità non è identica."
1. Nassim Nicholas Taleb, il Cigno nero, Il Saggiatore, 2008
2. K. R. Popper, Logik of Scientific Discovery
3. Giuseppe Vona, Myosotis Massidda, Maria Ivana Cireddu, Carla Maria Calò, Genetica e performance sportiva. ITALIAN JOURNAL of SPORT SCIENCES
Il problema nasce dal fatto che siamo tutti molto attratti delle "prove a conferma" di un certo metodo o di una certa teoria; cercando bene è quasi impossibile non trovarle. Se mi ci metto, posso facilmente trovare molti casi che confermano in maniera sorprendente l'efficacia dell'omeopatia, della psicanalisi e perfino del pellegrinaggio a Lourdes.
La natura umana tende a sopravvalutare le prove positive e sottovalutare (o non considerare proprio) quelle negative. Quante volte ci è bastata una sola, stupida prova a conferma per farci credere che qualcosa funzionava? "Ho preso gli aminoacidi e ho liberato un 8a" ; "Sono stato dal medico cinese e mi è passato il mal di testa"; "Ho fatto le sospensioni con i pesi e subito mi è salita la forza".
Ignoriamo le prove negative perché sono meno eclatanti, non sono spesso visibili, nessuno le racconta, non si ricordano, non fanno quasi mai notizia. Se si avvera un sogno lo racconto a tutti, perché il fatto mi colpisce, ma non vi annoio tutte le volte (praticamente tutte le notti) che faccio un sogno e non si avvera.
Per questo, la maggior parte di noi è credulona e si fa abbindolare. Per questo le professioni in cui gli "esperti" devono agire sul futuro a partire dal passato, possono far guadagnare un sacco di soldi anche a chi è un imbroglione. Questi esperti sono avvantaggiati dalla naturale tendenza delle prove negative a scomparire e dalla forte tendenza alla pubblicità di "contagio" che hanno le prove positive.
Sarebbe molto più sensato, invece, cercare i casi in cui una cosa non funziona ma non lo facciamo quasi mai.
Il filosofo libanese Taleb Nassim le chiama "prove silenziose". Silenziose perché non urlano ai creduloni "vedi, allora funziona!" ma vengono buttate sotto al tappeto. Chi si occupa di sicurezza, come per esempio un hacker, o, nel mio caso, una guida alpina, procede invece secondo una logica Popperiana di falsificazione (e vi assicuro che la maggior parte delle guide alpine e degli hacker ignorano la teoria di Karl Raimund Popper) cioè, in soldoni: meglio cercare quello che può confutare piuttosto che quello che può confermare. Perché una sola prova a disconferma può far crollare mille prove a conferma. Se utilizzo cento volte una procedura di sicurezza sbagliata e per cento volte mi dice bene, non posso dire con certezza che sia corretta. Magari la centounesima mi fa cadere. E quell'unica informazione è più importante delle cento "conferme" precedenti. Insomma, invece di cercare quello che potrebbe non funzionare, quello che non so, mi adagio su quello che so. Siamo tutti abbindolati da quelle poche "prove a conferma", per il semplice fatto che ci piacciono di più, si ricordano di più, e che è quasi impossibile non trovarle. Ci danno fiducia, ci illudono che Lourdes possa funzionare. Ci danno ragione, ci servono per farci sembrare degli esperti.
Torniamo all'allenatore più bravo del mondo. Ci appare ovvio che nel suo caso non bastano due prove a disconferma per concludere che è un incompetente. Ma perché, invece, ci bastano due prove eclatanti per decretare che è un Guru?
In più bisogna considerare che il tasso di miglioramento di quelli non bravi, di quelli non portati geneticamente, è molto più rilevante, per misurare l'efficacia di un allenatore, del successo di atleti particolarmente predisposti. Per allenare un mutante basta osservare questa semplice regola: farlo scalare e cercare di evitargli quello che potrebbe creare traumi. La qualità dell'allenamento incide poco su chi è super predisposto geneticamente, è dimostrato. Mentre incide un po' per le persone normali e incide molto su quelli per nulla portati.
"I fattori genetici sono probabilmente molto più importanti dell'allenamento nello spiegare le differenze nella performance tra atleti. È infatti evidente che non tutti gli individui che si allenano nello stesso modo e con la stessa intensità raggiungeranno un pari livello di performance e uguali risultati. Ciò perché essi ereditano le loro capacità di risposta all'allenamento e l'eredità non è identica."
1. Nassim Nicholas Taleb, il Cigno nero, Il Saggiatore, 2008
2. K. R. Popper, Logik of Scientific Discovery
3. Giuseppe Vona, Myosotis Massidda, Maria Ivana Cireddu, Carla Maria Calò, Genetica e performance sportiva. ITALIAN JOURNAL of SPORT SCIENCES