Quando svolgo delle ricerche, o studio, o scalo, la conoscenza e la gioia che ne ricavo non dipendono dal raggiungimento veloce e efficiente dell’obiettivo.
Andare da A a B nel modo più facile possibile non aiuterà a rendere più vividi e densi i (pochi) momenti di vita che mi rimangono.
Io tra A e B mi vorrei perdere, e poi ritrovare, mi vorrei fermare a contemplare, e in quei rallentamenti far rifiorire le meravigliose gemme di consapevolezza profonda.
E, sopratutto, vorrei trovare anche cose che non stavo cercando.
Quante volte, chino sui libri, volendo approfondire un argomento, si sono aperte nuove strade, ancora più entusiasmanti!
Ora tutto questo sta tramontando, come l’ultimo sole prima della lunga notte polare.
Che senso ha salire una via difficile, con mille escamotage per renderla più facile, quando è chiaro a tutti che il fine è il mezzo e nel mezzo?
Immaginate di scalare l’Eiger con una tuta antigravitazionale, oppure usare un esoscheletro robotico per correre in montagna, praticare lo sci alpinismo con pelli di foca motorizzate, arrampicare su vie con chiodatura da top rope, ma soltanto dopo averle montate con il bastone, segnato con il gesso le prese chiave, allungato le rinviate, lasciato il terzo punto pre-moschettonato e aver indossato le ginocchiere in neoprene…
Non solo avrò rovinato dei giochi bellissimi, ma i bei ricordi, che prima rimanevano dentro di noi marchiati con il fuoco delle emozioni, sfuggiranno, privi del segno profondo.
Questo eccesso di facilitazioni, che ci porterà alla rovina, non mi rende migliore ne più felice: è dunque masochismo?
Allo stesso modo l’intelligenza artificiale, che sia maledetta, mi porta da A a B nel modo più efficiente possibile, cancellando tutto quello che c’è nel mezzo, in cambio di nulla.
Come se lo scopo del cammino di Santiago fosse arrivare a Santiago!!
E mi fa anche pagare il prezzo più salato di tutti: sta atrofizzando il mio cervello, perché il cervello è un corpo.
Usare l’intelligenza naturale, oltre che più “allenante”, era molto più fico.
Non è vero che sono libero di non usarla, perché il doping artificiale logora anche chi non lo usa.
Me ne frego se sono l'unico uomo che ti ha scopata senza Viagra (sfigurando un po'), o l'unico scalatore a non usare le ginocchiere; ma nel lavoro mi dovrò dopare anche io.
Persino la lezione di domani me la sta preparando HAL. E il mio cervello sta diventando una pappa molle.
Perché, allora, desideriamo buttare via buona parte della nostra intelligenza naturale, del nostro essere vivi, in cambio di nulla e del nulla?
Perché togliere spessore e densità al reale, per tuffarci in questa nebbia percettiva, che avvolgerà ogni oggetto e smusserà ogni sensazione?
Giorno dopo giorno, inesorabilmente, la densità e la intensità della esperienza vitale evaporerà.
Forse siamo solo uno sciame di bit, o il sogno, o il gioco, di un altro ente che sogna o che gioca. Forse siamo stati creati da una intelligenza creata da noi. Ma chissenferega.
A me interessa solo il momento in cui arriverà il prossimo breve bagliore rutilante di consapevolezza.
E’ solo per quello che vivo ormai.
E di certo non arriverà durante il “tempo di utilizzo”, e neppure se riempio il mio cervello e i miei muscoli di protesi elettroniche e fisiche.
E’ così semplice trovare una canzone su Spotify, che ormai ascoltare la musica mi annoia. Per non parlare della fotografia con il telefono, o della strada migliore per Capo Nord.
Ogni volta che accendo un facilitatore, sto spegnendo fiammelle di vita e di senso.
Ma saperlo non mi restituirà l’arbitrio di perdermi.
D’altronde, se non fosse cominciata la zombificazione dei cervelli, ventimila bambini massacrati sarebbero bastati a far sollevare la testa a miliardi di persone che, invece, tranne pochi bagliori, stanno abbozzando su tutto.
Non è un caso se oggi, il presidente dello stato più potente del mondo, (e suoi scagnozzi miliardari) possono dire falsità, emanare leggi immorali con effetto immediato, bullizzare gli oppressi, promuovere video disgustosi, offrire o negare protezione in cambio di sfruttamento, come i peggiori boss mafiosi, senza nessuno a controllare e bilanciarne il potere.
Chi ci proteggerà dai bulli, dagli abusi dei potenti, quando proprio HAL, la nostra coscienza collettiva, è nelle loro mani?
Quando la nostra capacità di reagire è a tal punto ammansita dalla dopamina digitale?
Quando i nostri stessi desideri e i nostri comportamenti non solo sono previsti, ma, soprattutto, sono indirizzati e formati dagli algoritmi?
Non siamo noi a aver bisogno delle facilitazioni. Ma sono le facilitazioni che hanno bisogno di noi: per questo ci spingono, gratuitamente, verso la dipendenza.
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