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La fallacia di Climbook: riflessioni sul grado

_Come nacque Climbook_
Prima del 2008 ho sempre tenuto un diario dove annotavo le vie che salivo: se le avevo salite a vista, il numero dei tentativi, la data, la bellezza. Notai che molti scalatori tenevano il famoso “quadernino” delle vie, una sorta di registro (_log-book_) delle scalate. Da qui mi venne l’idea di _Climb-Book_.
Era il 2007, il web stava diventano “2.0”, e l’idea principale del 2.0 consisteva nel fatto che gli stessi utenti potevano arricchire di contenuti un portale; molti nuovi siti che stavano nascendo non erano più a senso unico, dall’alto verso il basso, bensì le informazioni si aggregavano dal basso verso l’alto: gli utenti interagivano per creare i contenuti.
Volevo che gli scalatori aprissero al mondo i loro diari. L’ottimo Paolo Zaccagnini scrisse il codice e Climbook sbocciò – all’inizio lentamente, come una primula che spunta tra la neve.
Da quel momento l’utilizzatore finale poteva disporre di una guida le cui informazioni non scaturivano più dal giudizio (spesso erroneo) di una sola persona, ma dalla media di innumerevoli giudizi soggettivi. Se cento persone decretavano che _Lola Falana_ era un 7b duro e _Ghostbusters_ un 6a facile, molto probabilmente questo stava a significare che i gradi “ufficiali” erano sbagliati. Voleva essere un nuovo modo per creare una guida democratica che risolvesse l’annosa questione dei gradi, che fino ad allora venivano decisi a tavolino da una sola persona, o si tramandavano come un dogma; oppure, peggio ancora, venivano considerati “soggettivi” (aborro questa definizione, perché non è veritiera).
Ma.
Anche se grossolanamente tutto questo sembra funzionare, ci sono degli errori sistematici e dei pregiudizi che inquinano il sistema. Se vogliamo usare un termine di moda, potremmo parlare di bias. Ci sono dei bias. E grossi pure.

_Primo problema di Climbook: gli osservatori si influenzano a vicenda_

Per capire bene dove risiede l’errore, torniamo un attimo al principio fondatore di _Climbook_. Questo principio è spiegato molto bene nel libro _La saggezza della folla_ di James Surowiecki: a molte persone viene mostrato un vaso di vetro pieno di monete; queste persone devono indovinare il numero di monete che ci sono dentro. I singoli individui non sono bravi a dare una risposta, mentre la media delle risposte tende verso il risultato corretto. Sembra incredibile, ma è così. Questo accade perché tutti i giudizi hanno una base comune (lo stesso vaso con le stesse monete) mentre gli errori che gli individui commettono sono indipendenti dagli errori commessi dagli altri (nessuno sa quello che stimano le altre persone); quindi, in assenza di un errore sistematico, alcuni tendono a sovrastimare, altri a sottostimare, e gli errori commessi tendono a avere come media zero. Come fa notare il premio Nobel Daniel Kahneman nel bellissimo libro _Pensieri lenti e veloci_, questa riduzione dell’errore sembra una magia, ma funziona bene solo quando le osservazioni sono indipendenti e gli errori non sono correlati. Come dice Kahneman, “se gli osservatori condividono un bias, la somma dei giudizi collettivi non lo riduce”.
Ecco svelato il primo grosso problema di _Climbook: l’errore non è decorrelato, gli osservatori si influenzano a vicenda_. Prima di decidere che grado proporre, vado a vedere cosa ne pensano gli altri, ho paura di mostrarmi debole se propongo un grado troppo alto o di mostrarmi arrogante se sgrado troppo _rispetto alla loro scelta_.
Poichè i giudizi non sono indipendenti, gli errori sono correlati, quindi la magia della “saggezza della folla” non funziona o funziona solo in piccola parte.

_Secondo problema di Climbook: l’effetto àncora_

L’effetto ancoraggio è un errore cognitivo molto studiato e ormai assodato. Anche se non ce ne accorgiamo, ci capita quasi tutti i giorni di commettere errori a causa di “àncore”. Eccone un esempio (reale).
A un gruppo di visitatori di un museo vennero poste le seguenti domande:
– “La sequoia più alta del mondo è alta più o meno di 365 metri?”
– “Quale ritieni che sia l’altezza della sequoia più alta del mondo?
La stima media fu 257 metri.
A un altro gruppo di visitatori, venne cambiata la prima domanda:
– “La sequoia più alta del mondo è alta più o meno di 54 metri?
– “Quale ritieni che sia l’altezza della sequoia più alta del mondo?
In questo caso la stima media fu di soli 86 metri! [1]
L’effetto àncora sembra una cosa banale, che tutti conosciamo; la cosa strana è che le ancore funzionano anche quando sono del tutto casuali, quando non dànno alcuna informazione sulla stima da fare. È stato dimostrato che anche numeri generati completamente a caso possono funzionare da ancore [2]. Eccoci arrivati al secondo errore di Climbook: il “grado ufficiale” è un perfetto esempio di àncora.
Immaginiamo una via che ragionevolmente può essere gradata 7a. Sulla guida (e di conseguenza nel “grado ufficiale” di _Climbook_) erroneamente viene valutata 7c+. La provate, la trovate molto facile per il grado – “mai nella vita 7c+”, pensate, e credendo di fare un grosso sgrado la proponete 7b+.
Sempre la stessa via, erroneamente, viene gradata 6a+. “Mai nella vita 6a+”, pensate, e azzardate un upgrade addirittura a 6b+. Ci sono meccanismi consci (paura di mostrarsi deboli se si upgrada o arroganti se si sgrada) e automatici (suggestioni, associazioni) che non ci permettono di allontanarci troppo dalla nostra àncora: il risultato è che il grado proposto non si discosta mai troppo dal grado ufficiale.
Se tolgo la possibilità di vedere “il grado guida ufficiale” elimino un’importante funzione di Climbook (quella di guida, appunto). Ma se lo lascio getto un’àncora alla quale tutti, consapevolmente o no, si agganceranno. Allo stesso modo se tolgo la possibilità di vedere cosa ne pensano gli scalatori di cui mi fido, tolgo un’importante funzione del sito, ma comprometto la magia della “saggezza della folla” rendendo correlati gli errori. Sembrerebbe non esserci via di uscita.

[1] Karen E. Jacowitz, Daniel Kahnema, _Measures of Anchoring in Estimation Tasks_, in Personality and Social Psychology Bulletin, 21(11):1161-1166, 1995

[2] Birte Englich, Thomas Mussweiler, _Playng Dice with Criminal sentence: the influence of irrelevant anchors on experts’ judicial decision making_

_Terzo problema di Climbook: le sconfitte non contano_

Un altro grande buco del sistema _Climbook_ è il fatto che le “non riuscite”, che sono forse i dati più significativi, non si possono inserire (ma qualcuno lo farebbe?). Mi spiego meglio: nella nostra carriera di climber abbiamo scalato molte vie (nel senso di “liberato”); ma quante, invece, le abbiamo provate e non siamo riusciti a chiuderle? Molte; e nessuna di queste viene considerata dall’algoritmo di Climbook.
Così come la qualità di un climber (o di un tennista, o di un giocatore di scacchi) non si misura solo dalle vittorie ma anche dalle sconfitte, allo stesso modo la difficoltà di una via non si può misurare calcolando soltanto le salite, ma anche (e _soprattutto_, dico io), andando a vedere quanti l’hanno provata senza successo. _Action Directe_ è il 9a con più ripetizioni al mondo, ma forse risulterebbe anche il più difficile, se si andassero a contare tutti quelli che l’hanno provata invano (Sharma, Huber, Moon, Roulling, il sottoscritto e molti altri).
La non riuscita è un’informazione significativa almeno quanto la riuscita.
Si pubblicano le vittorie e si nascondono le sconfitte. Ma il grado di una via ha una definizione statistica prima ancora che soggettiva (o meglio, diventa soggettivo perché siamo incapaci di darne una valutazione statistica).

_Verso riflessioni future_

La mia posizione è platonica. Il fatto che il risultato non sia accessibile sul piano epistemologico, non nega la sua esistenza.
Al contrario di quello che accade nella meccanica quantistica, la non determinabilità del grado è un problema metodologico e non ontologico, come i più vorrebbero far credere.
Basta fare un esperimento ideale per dimostrarlo: 1000 scalatori si confrontano su 10 vie in un tempo dato. La via scalata da 1000 persone ha difficoltà 1. Quella riuscita da una sola persona ha difficoltà 1000. Il grado della via è oggettivo: 1000 diviso il numero di persone che riescono a salirla in un tempo dato. E se non fosse sufficiente, basterebbe estendere l’esperimento a tutti gli scalatori del mondo per ottenere il grado giusto di quelle vie.

E quindi? Ho in mente vari modi per sistemare questi errori, ma c’è da lavorarci su.
La causa intentata da _Facebook_ contro di me è ancora in corso. Dopo aver vinto in primo e secondo grado, ora sono in attesa del giudizio della corte suprema di cassazione. Quando ci sarà un giudizio definitivo potrò decidere di investire nuovamente tempo e risorse in questo progetto.








Commenti

Ghisino ∙ 2 anni fa

climbook, o i gradi?

Più che di problemi di questo sito, mi sembrano problemi intrinseci al nostro modo di apprezzare la difficoltà.

Aggiungerei un primo bias, valido soprattutto per le vie un po' dure, che é una sorta di "ipse dixit". Alcuni scalatori per carisma o altro tendono ad influenzare particolarmente l'opinione altrui: se Ondra ha fatto scaldandosi un 8a un po' farlocco e per una serie di circostanze eccezionali l'ha trovato duro per il grado, pochi oseranno contraddirlo...

E per il rapporto successi/insuccessi: attenzione, vie particolarmente note, attraenti o accessibili (nel senso della loro ubicazione) sono prese d'assalto anche da pretendenti un po' al limite, e viceversa. Esempio: si dice che "tom et je ris" in verdon sia un gran regalo per un 8b+. Però quella via é un tale sbattito, dal punto di vista logistico, che nessuno va a provarla come "primo 8b+". Praticamente tutti i pretendenti, ci vanno con un livello tale da essere ragionevolmente sicuri di una riuscita ragionevolmente rapida...

Malato 86
Malato 86 ∙ 2 anni fa

Riflessioni sull'etica dell'arrampicata

Salve, il vero grado misurabile in arrampicata è quello dell'essere civili o meno quando si sta in falesia... Chiedo a Climbook se può cortesemente segnalare, con info o avvertimenti, quando si inseriscono le ripetizioni in zone ZPS o divieti vari.

Potrebbero essere una soluzione il non poter permettere di inserire ripetizioni quando vige un divieto d'arrampicata; meglio se accompagnato da una avvertimento con info.

Facciamo un esempio.

A Ripa Majala sono state fatte lotte e accordi per poter arrampicare in un determinato periodo, rispettando la natura e la nidificazione di specie protette.
Sono anni che si sá del divieto e con tanto di cartello.

Sono anni che vedo ripetizioni nel periodo di divieto!!!

Confido negli amministratori di Climbook nel collaborare ulteriormente per il NON inserimento delle ripetizioni.

Grazie per l'attenzione.

ailluminati ∙ 1 anno fa

Cercavo un diario e questo è quello più si avvicina

Ciao, mi sono iscritto giusto un'ora fa e ho inserito le prime vie che mi sono venute in mente. Ho notato esattamente (sulla mia pelle) ciò di cui parli in questo articolo, infatti avrei voluto proporre per un paio di vie (parliamo di roba semplice eh) un grado di un paio di tacche più alto rispetto alla media proposta, ma non l'ho fatto, come dici tu, per paura di sembrare debole (ma lo sono... uh se lo sono!!!).
Secondo me la valutazione di una via ha purtroppo ancora degli aspetti "soggettivi", tra cui ad esempio il grado di chi la valuta!

Vista l'iniziale intento di rendere questo un diario (cosa che in effetti stavo appunto cercando prima di sbarcare su questi canali), secondo me sarebbe utile indicare più la qualità dei tentativi (flash, on-sight, red point, pink point, top rope...) che la quantità (es. mi piacerebbe potermi segnare che sto provando una tale via da secondo, per poi ad un certo punto poterne modificare lo stato come "chiusa da primo" e ovviamente mi piacerebbe che la modifica rimanesse nello storico), cioè secondo me sarebbe davvero utile se invece di parlare di successi/insuccessi ci fosse proprio uno storico personale in base alla via, anche per capire "ok, questa via me la lavoro, queste invece me le lascio per dei futuri on-sight"... boh, secondo me sono ragionamenti che I climber fanno, poi ovviamente se non è così, dispostissimo a cambiare idea!!!

Comunque per ora questo sito mi sembra una figata! Grazie per averlo sviluppato e per aver tenuto duro!!!

emi_nobig
emi_nobig ∙ 9 mesi fa

Complimenti e nuovi campi

Bell'articolo che non avevo ancora letto. D'ora in poi cercherò di proporre con meno soggezioni :) . Ad oggi la causa è andata bene (come doveva andare!!) e ne sono molto contento perché questo lavoro è approzzatissimo e non solo da me personalmente, ma anche da tanti altri compagni di scalata. Inoltre tengo a far notare che che climbook oramai non è usato solo come diario ma anche (e forse di più) come consultazione, proprio per vedere cosa propone chi ha scalato la via, cosa commenta etc. Se chi lo compila fosse meno affetto da i problemi citati sopra sarebbe ancora meglio.

Quindi complimenti e ancora complimenti e ancora continuate.

Propongo 3 campi che mi piacerebbe poter comilare su climbook quando aggiungo una via:

* Tentativo: on-sight, flash, red-point, pink-point, top-rope
* Tentativi (o meglio Giri): 1,2,3,4...
* Stato: chiusa/progetto/ripetuta

Dovrei essere in grado quindi di poter inserire anche la stessa via in date differenti, con stato ripetuta o progetto

Inoltre, non ho mai trovato molto utile specificare i decimali del grado. La media degli scalatori ha già difficoltà sul + :D. Io solitamente trovo sufficiente usare il grado di mezzo per esempio 6a/6a+ per un 6a difficile, 5c/6a per un 6a facile.

Feed for thought, grazie ancora!
ciao

Giacofa93 ∙ 6 mesi fa

Thread interessante su cui sono capitato per caso. Mi associo alle proposte, in particolare di avere uno storico personale modificabile e/o più campi per arricchire la descrizione dei nostri approcci alle vie. Sono un neofita ma credo di parlare per molti nel dire che la mia esperienza in falesia è molto più variegata del liberare una via al 1°/2°/15° tentativo.

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