Il fatto che una comunità di scalatori, non a fine di lucro, senza pubblicità, abbia un nome che finisca con BOOK disturbava il gigante californiano tanto da intentare un procedimento conto di noi. Forse l'arroganza dei potenti o forse solo routine, fatto sta che questa volta il gigante deve abbassare la testa e possiamo tenerci il nostro CLIMBOOK.
Nel 2015 mi arriva una lettera di un noto studio legale di Milano, che mi intima di cessare immediatamente l'uso del segno Climbook, del nome a dominio Climbook e di interrompere la registrazione del nome presso l'ufficio brevetti. Perchè, tra le altre cose: "il pubblico pertinente è costituito soprattutto da consumatori. Il consumatore medio è caratterizzato da un livello medio di conoscenza, avvedutezza e circospezione. Il suo grado di attenzione non è particolarmente alto, tenuto conto del genere di servizi in questione.”
Cioè, cari utenti e visitatori di Climbook, ci stava dicendo che siamo tutti dei rincoglioniti e possiamo confondere CLIMB con FACE
Talvolta è vero che ci siamo rimbambiti, ma scriverlo su un documento pubblico è un atto di arroganza estrema.
Con l'aiuto di Luana Policardo e Sara Lusi, avvocati, vado avanti per la mia strada.
Dopo più di due anni, l'ufficio brevetti si pronuncia CONTRO il ricorso di Facebook.
Con la motivazione:
"Si ritiene che il consumatore medio della categoria di prodotti o servizi di cui trattasi sia normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto (...)
I marchi presentano le rispettive parti iniziali totalmente diverse e detta circostanza verrà certamente notata dal pubblico pertinente.
E' altamente improbabile che il consumatore medio possa confondere i marchi in questione a prescindere dalla possibile identità o affinità dei servizi offerti e qualunque sia la notorietà del marchio anteriore.
Le differenze chiaramente percepibili tra i segni non verranno trascurate dal consumatore di riferimento, anche di fronte a servizi identici o affini, in quanto l'impressione generale dei segni nella percezione del medesimo pubblico è che i marchi non sono simili".
Grazie a tutti gli utenti, che ci hanno supportato numerosi.
Facebook ha tempo 60 giorni per opporsi a questa decisione, e ricominciare un altro procedimento; ma con una motivazione così netta in primo giudizio, partirebbe sfavorita.
Nel 2015 mi arriva una lettera di un noto studio legale di Milano, che mi intima di cessare immediatamente l'uso del segno Climbook, del nome a dominio Climbook e di interrompere la registrazione del nome presso l'ufficio brevetti. Perchè, tra le altre cose: "il pubblico pertinente è costituito soprattutto da consumatori. Il consumatore medio è caratterizzato da un livello medio di conoscenza, avvedutezza e circospezione. Il suo grado di attenzione non è particolarmente alto, tenuto conto del genere di servizi in questione.”
Cioè, cari utenti e visitatori di Climbook, ci stava dicendo che siamo tutti dei rincoglioniti e possiamo confondere CLIMB con FACE
Talvolta è vero che ci siamo rimbambiti, ma scriverlo su un documento pubblico è un atto di arroganza estrema.
Con l'aiuto di Luana Policardo e Sara Lusi, avvocati, vado avanti per la mia strada.
Dopo più di due anni, l'ufficio brevetti si pronuncia CONTRO il ricorso di Facebook.
Con la motivazione:
"Si ritiene che il consumatore medio della categoria di prodotti o servizi di cui trattasi sia normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto (...)
I marchi presentano le rispettive parti iniziali totalmente diverse e detta circostanza verrà certamente notata dal pubblico pertinente.
E' altamente improbabile che il consumatore medio possa confondere i marchi in questione a prescindere dalla possibile identità o affinità dei servizi offerti e qualunque sia la notorietà del marchio anteriore.
Le differenze chiaramente percepibili tra i segni non verranno trascurate dal consumatore di riferimento, anche di fronte a servizi identici o affini, in quanto l'impressione generale dei segni nella percezione del medesimo pubblico è che i marchi non sono simili".
Grazie a tutti gli utenti, che ci hanno supportato numerosi.
Facebook ha tempo 60 giorni per opporsi a questa decisione, e ricominciare un altro procedimento; ma con una motivazione così netta in primo giudizio, partirebbe sfavorita.
Commenti
g dp
∙ 6 anni fa
tra un po toccherà a me...
Ciao ragazzi, complimenti per la vostra battaglia... chissà, forse tra un po' toccherà a me lottare, io sono il proprietario del dominio www.bandbook.it - un saluto!!!
Diego C
∙ 6 anni fa
e ci mancava pure
chi non arrampica non capisce... forse anche a certa gente farebbe bene toccare un po' la roccia anzichè vivere in un proprio mondo astratto sulle nuvole... del tipo in teoria arrivo in catena, ma in realtà non mi alzo da terra.
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