Forse questa falesia avrebbe dovuto primeggiare in cima alla lista, la più bella, la più emozionante gola di calcare del mondo. Ma non è una falesia. O meglio, è una falesia messa al contrario, dove il terreno, la linea orizzontale da dove si parte, sta sopra, mentre la verticale precipita di sotto.
In ogni modo, andava inserita in questa Top Ten, perché la parete del Verdon può essere utilizzata _anche_ come falesia: si parte da sopra, ci si cala per la lunghezza della corda, si risale.
In questo modo si possono fare centinaia di monotiri su roccia compatta scolpita dal vento e dall’acqua, in un ambiente selvaggio e pauroso, che ci fa godere di quella sana e benefica strizza che ci coglie quando siamo vicini al sublime.
La maggior parte delle vie sono attrezzate in maniera sportiva, con ottimi fittoni resinati. L’accesso ( quasi sempre da sopra) è comodo. Il clima perfetto sia per la primavera che per l’estate e l’ autunno. Il paesino- La palud sur Verdon- tranquillo e provenzale. Il campeggio economico e con ampie piazzole.
Sotto, due-trecento metri di vuoto che finisce verso un fiume che si insinua come un serpente verde, fino a sfociare in un lago blu, perfetto per i bagni e i tuffi nelle giornate di scarico.
Sconsigliata per il falesista puro, perché anche scalando gli ultimi tiri delle le vie, anche utilizzando la "rive droite" solo come una immensa falesia di monotiri messa sottosopra, bisogna pur sempre conoscere bene le manovre e le accortezze di base per non precipitare di sotto.
La cresta, da cui ci si cala per arrampicare, è molto esposta a temporali improvvisi e a fulmini. Bisogna scappare via quando si vedono i grandi nuvoloni neri dell’”orage” imminente.
Consigliata anche per chi non volesse proprio scalarci. Ma solo fare il turista. Anche solo per affacciarsi al belvedere e inspirare dalle narici la frizzante aria ascensionale che trasporta verso l'alto la sensazione di vertigine.
Se scali, almeno una volta nella vita, devi passare per il Verdon.
Tutte le foto sono di Elettra Pistoni
In ogni modo, andava inserita in questa Top Ten, perché la parete del Verdon può essere utilizzata _anche_ come falesia: si parte da sopra, ci si cala per la lunghezza della corda, si risale.
In questo modo si possono fare centinaia di monotiri su roccia compatta scolpita dal vento e dall’acqua, in un ambiente selvaggio e pauroso, che ci fa godere di quella sana e benefica strizza che ci coglie quando siamo vicini al sublime.
La maggior parte delle vie sono attrezzate in maniera sportiva, con ottimi fittoni resinati. L’accesso ( quasi sempre da sopra) è comodo. Il clima perfetto sia per la primavera che per l’estate e l’ autunno. Il paesino- La palud sur Verdon- tranquillo e provenzale. Il campeggio economico e con ampie piazzole.
Sotto, due-trecento metri di vuoto che finisce verso un fiume che si insinua come un serpente verde, fino a sfociare in un lago blu, perfetto per i bagni e i tuffi nelle giornate di scarico.
Sconsigliata per il falesista puro, perché anche scalando gli ultimi tiri delle le vie, anche utilizzando la "rive droite" solo come una immensa falesia di monotiri messa sottosopra, bisogna pur sempre conoscere bene le manovre e le accortezze di base per non precipitare di sotto.
La cresta, da cui ci si cala per arrampicare, è molto esposta a temporali improvvisi e a fulmini. Bisogna scappare via quando si vedono i grandi nuvoloni neri dell’”orage” imminente.
Consigliata anche per chi non volesse proprio scalarci. Ma solo fare il turista. Anche solo per affacciarsi al belvedere e inspirare dalle narici la frizzante aria ascensionale che trasporta verso l'alto la sensazione di vertigine.
Se scali, almeno una volta nella vita, devi passare per il Verdon.
Tutte le foto sono di Elettra Pistoni
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