Siamo abituati a pensare al concetto di sovracompensazione ragionando esclusivamente nel nostro ambito: quello sportivo. In questo senso, come la maggior parte degli atleti e allenatori sanno, la sovracompensazione è la conseguenza della reazione dell'organismo a uno stress (allenamento) che si ricostruisce – dopo un opportuno periodo di riposo – a un livello superiore.
Ora, per capire bene questo concetto fondamentale, cerchiamo di uscire dal nostro ambito e vediamo come la sovracompensazione sia importante anche per la tecnica, per l'esperienza e per la vita in generale.
Se le ossa del corpo umano non vengono sottoposte a stress, per esempio perché decidete di restare tre mesi a letto, diventeranno sempre più fragili.
Così i figli delle supermamme iperprotettive, cresciuti in un mondo sterilizzato e protetto in maniera eccessiva, cresceranno deboli.
Privare un qualunque organismo della esposizione ai rischi del caso e dei fattori di stress porta all'indebolimento.
Vi siete mai chiesti perché, anche se scalano ormai milioni di persone, il livello di maestria arrampicatoria sia peggiorato ovunque? Nonostante oggi si cominci da bambini, i metodi di allenamento siano più sofisticati, la base si sia allargata a dismisura, perché a Roma non ci siano centinaia di ragazzi che salgono sull'8a a vista - anzi non ce ne sia nessuno? Perché in Italia e nel mondo pochi forti sono diventati sempre più forti (così come pochi ricchi sono diventati sempre più ricchi), a livelli stratosferici, impensabili fino a dieci anni fa, mentre la "classe media" arrampicatoria la vedete la domenica a ravanare sui 6b?
La risposta è semplice: perché, a differenza di venti o trenta anni fa, abbiamo tolto i fattori di stress. Gli scalatori degli anni '10 sono come i figli superimpegnati delle supermamme nevrotiche: fragili e deboli. Sono cresciuti e si sono allenati negli ambienti asettici e rassicuranti delle sale boulders. Senza il vuoto sotto al sedere, il vento, il caso a selezionare stimoli imprevedibili e potenzialmente rischiosi ma allenanti. L'utente della sala boulder rifiuta lo stress, addirittura il volo controllato o il lancio verso un appiglio sconosciuto. L'utente della sala boulder vuole la musica, il riscaldamento, fa la doccia con le ciabattine, non vuole tracciarsi i percorsi, arriva con la mente stanca e vuole soltanto ubbidire a un istruttore che lo protegga dal caso invece di sottoporlo, come dovrebbe, a piccole dosi di stress, sia fisico che mentale. La maggior parte delle persone è così abituata all'agio, che anche una dose minima di stress, come un piccolo volo controllato, con lo spit appena alle ginocchia, li terrorizza.
Io non ho mai, in vita mia, fatto la doccia con le ciabattine. Non ho mai avuto una verruca o un fungo. Sono sicuro che, se uno qualunque dei frequentatori della mia palestra si dimenticasse le ciabatte, verrebbe infettato all'istante.
Mitridate, re del Ponto, una volta a settimana mangiava delle piccole dosi di veleno. A un certo punto della sua carriera, come accadeva spesso in quel periodo nella antica Grecia, le circostanze lo portarono a doversi togliere la vita, e provò a avvelenarsi: niente da fare, era diventato immune ai veleni; dovette chiedere a un soldato di aiutarlo a trafiggersi con la spada.
Essere sottoposti alla casualità significa generare una iperreazione.
Ma ci sono delle modalità per cui avvenga la sovracompensazione: uno stress acuto, naturale, seguito da un periodo di riposo, porta allo sviluppo di forza e capacità aggiuntive.
Il leggero ma martellante stress cronico da civilizzazione o da iperlavoro, continuativo e senza un periodo di riposo, è, al contrario, altamente nocivo.
Innescare la sovracompensazione è una cura con il veleno, quindi può essere letale.
l'Idra era un mostro mitologico, una specie di serpente con molte teste. Il filosofo Nicholas Taleb usa L'idra come simbolo di ciò che si migliora se sottoposto alla casualità: se a questo mostro veniva tagliata una testa, ne ricrescevano due.
Ora, per capire bene questo concetto fondamentale, cerchiamo di uscire dal nostro ambito e vediamo come la sovracompensazione sia importante anche per la tecnica, per l'esperienza e per la vita in generale.
Se le ossa del corpo umano non vengono sottoposte a stress, per esempio perché decidete di restare tre mesi a letto, diventeranno sempre più fragili.
Così i figli delle supermamme iperprotettive, cresciuti in un mondo sterilizzato e protetto in maniera eccessiva, cresceranno deboli.
Privare un qualunque organismo della esposizione ai rischi del caso e dei fattori di stress porta all'indebolimento.
Vi siete mai chiesti perché, anche se scalano ormai milioni di persone, il livello di maestria arrampicatoria sia peggiorato ovunque? Nonostante oggi si cominci da bambini, i metodi di allenamento siano più sofisticati, la base si sia allargata a dismisura, perché a Roma non ci siano centinaia di ragazzi che salgono sull'8a a vista - anzi non ce ne sia nessuno? Perché in Italia e nel mondo pochi forti sono diventati sempre più forti (così come pochi ricchi sono diventati sempre più ricchi), a livelli stratosferici, impensabili fino a dieci anni fa, mentre la "classe media" arrampicatoria la vedete la domenica a ravanare sui 6b?
La risposta è semplice: perché, a differenza di venti o trenta anni fa, abbiamo tolto i fattori di stress. Gli scalatori degli anni '10 sono come i figli superimpegnati delle supermamme nevrotiche: fragili e deboli. Sono cresciuti e si sono allenati negli ambienti asettici e rassicuranti delle sale boulders. Senza il vuoto sotto al sedere, il vento, il caso a selezionare stimoli imprevedibili e potenzialmente rischiosi ma allenanti. L'utente della sala boulder rifiuta lo stress, addirittura il volo controllato o il lancio verso un appiglio sconosciuto. L'utente della sala boulder vuole la musica, il riscaldamento, fa la doccia con le ciabattine, non vuole tracciarsi i percorsi, arriva con la mente stanca e vuole soltanto ubbidire a un istruttore che lo protegga dal caso invece di sottoporlo, come dovrebbe, a piccole dosi di stress, sia fisico che mentale. La maggior parte delle persone è così abituata all'agio, che anche una dose minima di stress, come un piccolo volo controllato, con lo spit appena alle ginocchia, li terrorizza.
Io non ho mai, in vita mia, fatto la doccia con le ciabattine. Non ho mai avuto una verruca o un fungo. Sono sicuro che, se uno qualunque dei frequentatori della mia palestra si dimenticasse le ciabatte, verrebbe infettato all'istante.
Mitridate, re del Ponto, una volta a settimana mangiava delle piccole dosi di veleno. A un certo punto della sua carriera, come accadeva spesso in quel periodo nella antica Grecia, le circostanze lo portarono a doversi togliere la vita, e provò a avvelenarsi: niente da fare, era diventato immune ai veleni; dovette chiedere a un soldato di aiutarlo a trafiggersi con la spada.
Essere sottoposti alla casualità significa generare una iperreazione.
Ma ci sono delle modalità per cui avvenga la sovracompensazione: uno stress acuto, naturale, seguito da un periodo di riposo, porta allo sviluppo di forza e capacità aggiuntive.
Il leggero ma martellante stress cronico da civilizzazione o da iperlavoro, continuativo e senza un periodo di riposo, è, al contrario, altamente nocivo.
Innescare la sovracompensazione è una cura con il veleno, quindi può essere letale.
l'Idra era un mostro mitologico, una specie di serpente con molte teste. Il filosofo Nicholas Taleb usa L'idra come simbolo di ciò che si migliora se sottoposto alla casualità: se a questo mostro veniva tagliata una testa, ne ricrescevano due.
Commenti
Oronzo Canà
∙ 9 anni fa
La questione è sempre chi ci guadagna. E perché allenatori vari vendono per facile ciò che è difficile.
Essere informa non è facile e spesso richiede umiltà e, infatti, nessuno usa più un bilancere ma ci si affida a macchine da riabilitazione (diventando clienti di fisioterapisti).
Fare le vie non è facile e infatti tutti cercano le bufale indirizzati dall'amico "forte", dal guru, da climbook, dalla propria morfologia, dalla spittatura (senza avere una reale crescita).
Vogliamo il premio ma nessuno vuole correre la gara (e cosi ci premiamo da soli).
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