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Cocciglia (Alto)

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6b
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6b+
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Cosimo Giovanni Lorusso ∙ 5 anni fa

La Storia della Falesia di Cocciglia

La storia della falesia di Cocciglia è cominciata il 12 novembre 1994. Io sono quello che l'ha scoperta, anche se due o tre vecchissimi chiodi in posto c'erano, segno che qualcuno in qualche epoca remota, l'aveva già visitata e aveva provato a salire qualche metro. Con il mio compagno Gianluca, già allora provetto climber formatosi sui calcari di Finale, chiodammo una via di 2 tiri, che battezzammo "Vecchi Sentieri", a sinistra di quello che viene chiamato tutt'ora "Anfiteatro". La chiamammo così perché trovammo un paio di vecchi chiodi durante l'apertura del primo tiro. Allora la valutammo 5c/6a con un passo di A0 nella L1 e 6a+/A1/5a nella lunghezza 2. Il tratto A1 di L2, era già allora un buon 6b e forse anche con un "+". I 5 tiri riportati in questa pagina che però non specificano niente, sono probabilmente riferiti ad una struttura singola posta a sinistra, guardando la falesia, nella parte superiore della serie di balze che caratterizzano l'area. La battezzammo "La Perla del Bosco". I nomi delle vie da sinistra verso destra sono: Sognando il Verdon - 6b+/6c; Alta Tensione - 6a+/6b; Spacca la Placca - 6b+; Water World - 6b+/6c; Rain Men - 7a+/7b (la valutazione che demmo noi, perché non riuscimmo a liberarla. Abbiamo aperto almeno altri 20 tiri di varie difficoltà (ma sempre mediamente sostenute, soprattutto per l'epoca) che, sono nel comprensorio del cosiddetto "Anfiteatro" e altre due singole struttura battezzate "Pilastro Niccolò" il primo scalabile che si incontra sulla sinistra, salendo da Cocciglia e, "Balzo del Corvo" sul versante che guarda la Valle dello Scesta, al quale si accede sempre salendo da Cocciglia. In prossimità di una fonte (all'epoca c'era), si tiene il sentiero a sinistra (abbastanza evidente all'epoca), che corre lungo il costone, quasi sempre pianeggiante, per circa 15 minuti, fino ad individuare la sommità rocciosa della struttura, alla quale si accede facilmente e la catena per la calata (all'epoca c'era). La via tracciata si chiama "L'Isola che Non C'è". Questo torrione roccioso infatti, non è stato riportato nemmeno sul foglio IGM della zona.

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