Stessa cosa accadde con il libro. Nonostante il grande successo di vendite, sono rimasto “Mister Pan Gullich”. Quello che sforna forzuti chiassosi e incapaci a scalare. Quello che mette la competizione e l’allenamento di forza sopra ogni cosa.
Invece, quasi fino alla nausea, nel libro cerco di lanciare il messaggio opposto.
Alcuni esempi:
- nell’introduzione, a pagina 8:"Forza mentale e aspetti emozionali-motivazionali.Questo aspetto non può che essere al primo posto, siaperché rappresenta oggi, statisticamente, il principalefattore limitante la prestazione, sia perché forza e resistenzadivengono inutilizzabili e si dissolvono in pochi secondise manca “la testa”. È pieno di scalatori mediocri chehanno parametri di forza a secco (o sul muro boulder)simili a quelli dei grandi campioni: è la prova che in arrampicata"la testa" fa la differenza";
- per quanto riguarda gli strumenti di allenamento, a pagina 9:“Il PG e il trave vengono messi all’ultimo posto in ordine di importanza, sia per i falesisti, che per i boulderisti, che per i garisti”;
- a pagina 181, evidenziato:“Individuare un metodo di allenamento non è cosí difficile,anzi per gli atleti di alto livello e senza grosse carenzefisiche il metodo è quasi obbligatoriamente uno: eseguirea elevato grado di intensità, anche in allenamento,l’esercizio che poi si dovrà ripetere in gara, cercando diriprodurre condizioni più simili possibile.Quindi, arrampicare lungo vie dure su roccia per chivuole misurarsi su vie dure su roccia, arrampicare a vistaper chi vuole realizzare vie a vista, fare il bouldering suroccia per chi vuole fare boulder naturali, arrampicaresu strutture artificiali simili a quelle delle gare per chi hacome obiettivo le gare. È semplice. È quello che fannola maggior parte dei big che dichiarano di non allenarsi”;
- a pagina 191:“Fatta eccezione per i programmi finalizzati esclusivamentealle gare indoor, è bene dare sempre la precedenzaalla scalata fuori. E’ sempre preferibile, quandose ne avesse la possibilità, modificare il programma incorso d’opera sostituendo una o tutte le sedute conuscite in falesia. Se si può scegliere tra allenamento indoore allenamento in falesia è sempre preferibile, trannepoche eccezioni, propendere per l’allenamento supareti naturali”;
- a pagina 191:“Non ci sono molti programmi che prevedono tre sedutedi allenamento indoor a settimana. Questo perché,salvo poche eccezioni, riteniamo controproducenteche la quantità di allenamento indoor superi di moltoquella outdoor”.
In quasi tutti i programmi, capita almeno una settimana in cui bisogna fare, cito testualmente:
“2/3 sedute.8 vie o più, non al limite.Concentrarsi soprattutto sulla esecuzione corretta delmovimento. Cercare la sensazione di rilassamento,applicando sulle prese solo la forza necessaria. Concentrarsisulla respirazione e fluidità del movimento,rilassare braccia, collo, schiena. Sentire la tensione chedefluisce sulle gambe. Ricordarsi che in questo tipodi allenamento una via facile fatta in “rilassamento” èuna prestazione migliore di una via di grado più altofatta in stato di tensione.
Nel caso non si possa scalare fuori in questa fase,sostituire le sedute di fluidità in falesia con blandesedute di fluidità su muro indoor (possibilmente nonmuro boulder ma muro con la corda)"
E ancora, a pagina 356, ripeto fino alla nausea:
 "Come detto più volte, l’allenamento migliore per arrampicareè arrampicare (con molte eccezioni e varianti) "
E cosi via, rischiando di essere prolisso e ripetitivo.
Il mio libro ha venduto 4000 copie in poco tempo, ma rimango sempre “quello fissato col Pan Gullich”. Perché?
Perché ho, forse erroneamente, dato ampio spazio, nel libro, a tutti gli esercizi di forza. Ma questo l’ho dovuto fare semplicemente perché essi necessitano fisicamente di molte tavole per essere spiegati bene. Il fatto che hanno un grande peso dal punto di vista spaziale, è stato interpretato come un grande peso sostanziale, nonostante mi affannassi a ripetere il contrario. Ma non potevo fare altrimenti; spesso, per spiegare cose meno importanti, ci vuole più spazio che per spiegare cose fondamentali.
Per quanto riguarda l’insegnamento nella mia scuola di arrampicata, su questi concetti la mia posizione è assolutamente coerente e univoca da anni.
La mia è l’unica palestra in cui ci sono due enormi cartelli in cui c’è scritto che è assolutamente vietato l’uso del PG per i principianti (almeno un anno) e i giovani.
Nella mia palestra devo combattere tutte le sere con persone che vogliono fare esercizi al PG, quando invece io dico loro che devono scalare sul muro alto, con la corda, esercitando la fluidità e la tecnica.
In due articoli su “ALP”, spiego come le sale boulder siano controproducenti per la scalata di falesia, che non c’è niente di male a frequentarle perché sono divertenti, ma è dovere dei gestori essere chiari sul fatto che non si sta vendendo un corso di arrampicata, ma un surrogato. E su questo sono chiaro, infatti lo scrivo sul web, sul libro e sulle principali riviste nazionali, anche a costo di perdere clienti.
Come direttore di una grande scuola di arrampicata a Roma, sento la responsabilità di questo compito. Ho voluto fortemente il muro alto con la corda, per insegnare tecnica e sicurezza, anche se tutte le previsioni lo sconsigliavano dal punto di vista commerciale.
Sto facendo una campagna sulla sicurezza riguardo l’uso sbagliato che si fa del Gri-Gri, inviando a tutti un video con la procedura corretta.
Cerco di educare gli allievi al rispetto delle falesie. Chi partecipa alle mie uscite sa come divento cattivo e sgrido chi urla in falesia e non si comporta con una certa etichetta.
Non che ne avessi voglia, di provare ad educare in questo senso. Ma sono costretto a farlo dalla posizione che occupo. Non dico che ci stia riuscendo, ma almeno ci sto provando.
Non dico che sia stato sempre cosi. Ma ormai sono parecchi anni. E su molte cose ho cambiato idea.
Preferisco avere ragione che essere coerente.
Ma se la maggioranza delle persone non capisce il messaggio, non posso dare la colpa a loro, la colpa è mia.
E per questo non mi scoraggio, anzi mi metto al lavoro, cercando di apparire ancora più chiaro, sia nelle parole che nei fatti. Soprattutto nei confronti di quelli che non frequentano la mia scuola direttamente, o non mi vedono da anni, ai quali il messaggio arriva in forma deviata e indiretta. Sono soprattutto loro che male interpretano la mia visione della scalata, della sicurezza, dei gradi, dell’allenamento; ma se il messaggio arriva distorto, la colpa, anche in questo caso, è della sorgente che non trasmette in maniera forte e chiara.
Al lavoro dunque.
Admin
Garoppalo ha scritto: "Mitico Jolly"
Mi sei piaciuto, grande!!